Divorzio: assegno maggiorato per l'ex moglie over 50 che lavora part-time
13 agosto 2020

L'assegno divorzile ha anche una funzione perequativo-compensativa
Marito obbligato a versare alla ex moglie aseggno divorzile di 750 euro
Con il solleone di Agosto, la Suprema Corte di Cassazione con l'ordinanza n. 16705/2020, specifica in modo netto quelli che sono i parametri e le nature dell’assegno divorzile.
Conclusione di una classica vicenda che vede contrapposti due ex coniugi sulla misura dell'assegno di divorzio. Il Giudice di primo grado pronuncia il divorzio e fissa in favore della moglie un assegno di 500 euro mensili. La donna impugna la sentenza, chiedendo l'aumento dell'assegno a 1500 euro, ma la Corte lo ridetermina nell'importo di 750 euro mensili, stabilendone la decorrenza dal passaggio in giudicato della
Gli Ermellini rilevano come nella fase di merito si sia fatto applicazione dell'orientamento giurisprudenziale secondo cui l'assegno di divorzio ha natura assistenziale e, quindi, va riconosciuto quando il richiedente non dispone di mezzi sufficienti a conservare il tenore di vita goduto durante il matrimonio.
Orientamento che in seguito è stato sostituito da quello secondo cui l'assegno divorzile ha anche natura perequativo-compensativa discendente dal principio di solidarietà costituzionale, che prevede il riconoscimento di un contributo in favore del coniuge richiedente in grado di garantirgli un livello reddituale adeguato in base al contributo fornito alla costruzione della vita familiare, tenendo conto anche delle aspettative professionali sacrificate.
Per applicare i suddetti principi il giudice deve effettuare una valutazione comparativa delle condizioni economiche dei coniugi, considerando il contributo alla conduzione della famiglia e alla formazione dei patrimoni personali e familiare, anche in relazione alla durata del matrimonio.
Passando al caso di specie gli Ermellini rilevano come il giudice del gravame non ha quantificato l'assegno in base al tenore di vita goduto dalla donna in costanza di matrimonio, ma ha considerato la misura stabilita idonea a garantirle l'indipendenza economica. La Corte ha inoltre tenuto conto del fatto che la donna, ormai ultracinquantenne e con competenze professionali stabilizzate, non è proprietaria di immobili, fa la segretaria, paga un canone di locazione di 480 euro e percepisce uno stipendio di circa 600 euro mensili.
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